Rigenerazione Ossea e Fallimenti Rigenerativi.
Avere osso sano e denti fissi si può, ma attenti a cosa viene utilizzato e come.
Gli impianti dentali osteointegrati rappresentano un progresso in odontoiatria e sono diventati un’opzione affidabile per la riabilitazione di pazienti parzialmente o totalmente edentuli, con percentuali di successo molto elevate.
Tuttavia, per una prognosi prevedibile a lungo termine dopo tale procedura, un potenziale sito ricevente dell’impianto deve possedere un volume osseo sufficientemente sano.
Il trapianto di tessuto osseo in un sito ricevente carente di osso può sostituire lo scheletro mancante o guidarne la ricostruzione, o entrambi.
Possono essere trapiantati diversi tipi di osso, ad es. Autologo, Omologo o Eterologo, compatto o spugnoso, intero o senza sostanza organica, vascolarizzato o no, vivo o morto, non decalcificato o decalcificato.
Il tradizionale trapianto “gold standard” è un innesto autologo cioè viene prelevato osso dallo stesso paziente. A differenza del trapianto osseo sia omologo che eterologo, un innesto autologo non induce reazioni immunologiche né causa riassorbimento post-impianto.
Tuttavia, la quantità di osso autologo necessaria per il trapianto potrebbe non essere disponibile. Anche l’osso autologo è difficile da modellare, il che è necessario per il suo adattamento a un sito scheletrico irregolare. I siti donatori sono spesso la mandibola, il cranio, l’anca e la tibia. I rischi sono molto alti anche perché si tratta di interventi molto invasivi.
Inoltre, poiché gli autoinnesti devono essere raccolti da un sito donatore del corpo del paziente separato e, pertanto, sono necessarie due procedure chirurgiche. Pertanto, il trapianto autologo aumenta il rischio di dolore, sanguinamento e infezione del sito donatore.
La ricerca negli anni ha portato a diversificare i biomateriali utilizzabili come sostituti dell’osso del paziente, e così sul mercato vengono commercializzati prodotti eterologhi cioè di provenienza animale.
In particolare il prodotto più utilizzato al mondo è osso bovino disidratato che viene utilizzato circa dall’80% dei chirurghi. Un 15% dei restanti utilizza osso suino disidratato deproteinizzato ed una piccola parte restante osso equino.
Normalmente anche se questi prodotti sono privi della parte antigenica il nostro organismo li riconosce come “diversi” e l’ossificazione dell’innesto e spesso scarsa, con edemi e dolori post-operatori.
Inoltre a lungo termine spesso vanno incontro a sequestro o riassorbimento e quindi inutilizzabili per riabilitazioni dentali fisse di lunga durata.
La merceologia ha prodotto anche innesti di origine cadaverica umana, i cui rischi ovviamente sono facilmente intuibili (vedi trasmissione di infezioni etc…).
Esistono inoltre prodotti di origine sintetica come biovetri, solfato di calcio e idrossiapatiti varie che sono spesso inerti , non danno luogo a reazioni infiammatorie severe ma nella loro ossificazione sono molto carenti e fungono da semplici riempitivi.
I difetti ossei alveolari si sviluppano congenitamente o traumaticamente a causa della perdita dei denti dovuta spesso ad infezione dentale o parodontale (es. piorrea).
Questa condizione è impegnativa per i chirurghi il cui obiettivo è ricostruire il difetto osseo e ripristinare lo stato anatomico e funzionale originale.
Per un innesto di successo, è necessario ottenere un’esatta apposizione del trapianto sul letto ricevente e questo stato deve essere mantenuto fino a quando l’innesto non si è stabilizzato.
La tecnica Marini di rigenerazione ossea, sicura, indolore e predicibile si concentra sulla preparazione del sito ricevente, sottolineando la necessità di rimuovere ogni traccia di tessuto patologico e necrotico per facilitare la fase di guarigione e favorire la rigenerazione ossea.
Con questa tecnica inoltre è possibile trattare i fallimenti implantari e rigenerativi, intervenendo in modo mini-invasivo si può ripristinare, una volta asportato l’innesto fallito, il volume osseo ideale per un nuovo impianto dentale.
Una meticolosa preparazione dell’area chirurgica crea le condizioni ideali per il successo a lungo termine dell’innesto osseo rigenerativo con risultati prevedibili.
Per la preparazione dell’area chirurgica, la chirurgia piezoelettrica è meno traumatica per i tessuti duri e molli rispetto ai tradizionali trapani a mano pneumatici o elettrici.
La rimozione meccanica del tessuto patologico migliora la visibilità intraoperatoria del campo chirurgico, favorisce una rapida emostasi ed è una procedura più sicura nelle aree anatomiche critiche.
Un dispositivo piezoelettrico con punte di precisione oscillanti a bassa frequenza può essere utilizzato per una dissezione anatomica ottimale tra l’interfaccia osso-tessuto molle dell’interfaccia tra osso e tessuti molli.
Il trattamento dei difetti ossei prima o insieme al posizionamento dell’impianto è un requisito per il successo protesico.
Alcune delle considerazioni importanti a questo proposito includono l’identificazione di un sito atrofico, la pianificazione del trattamento del deficit di volume, la preparazione meticolosa del sito, l’attenta esecuzione delle procedure chirurgiche e il follow-up post-operatorio e il carico dell’impianto appropriato.
Dal 1986 Ettore Marini ha utilizzato la combinazione fosfato di calcio (idrossiapatite) e colla di fibrina come modalità clinica di grande successo per la rigenerazione ossea per aumentare o ricostruire le creste alveolari.
Le proprietà fisiche, chimiche e biologiche di entrambi i componenti risulta in un innesto osseo che ha un maggiore potenziale di successo rispetto all’utilizzo di uno dei singoli componenti da solo.
Con l’approccio della tecnica Marini, non sono necessarie né membrane né viti di fissaggio per stabilizzare l’innesto, poiché l’innesto indurisce in situ e si stabilizza in 2–3 minuti e, quindi, aderisce perfettamente ai tessuti circostanti.
Il contatto diretto con i tessuti sia duri che molli impedisce l’insorgere di uno squilibrio nella tensione dell’ossigeno, che potrebbe influenzare la rigenerazione ossea.
Il riassorbimento dell’innesto osseo può portare a un volume e una qualità ossea insufficienti per l’inserimento di impianti dentali successivi.
Per questo è sempre meglio affidarsi a professionisti che hanno un’ampia casistica ed utilizzano tecniche sicure e predicibili di ricostruzione ossea.