Fallimenti della rigenerazione ossea.
Come risolverli e tornare a sorridere.
Vi siete mai chiesti cosa è un sito ricevente?
Vi è mai capitato di eseguire un innesto di biomateriale e di aver dovuto rimuovere l’innesto?
Avete mai riaperto un sito ricostruito e trovato invece che un tessuto osseo sano e duro una ammasso molle sanguinolente e granuloso?
A chi o a cosa avete dato la colpa?
Ad una delle mie pazienti era stata eseguita una apicectomia con innesto contestuale di un biomateriale eterologo di origine bovina…il risultato a distanza di qualche mese era disastroso.
Ma il punto non è soltanto con che biomateriale viene eseguita la procedura ricostruttiva.
Infatti oltre a dover scegliere tra biomateriali di origine bovina (i più utilizzati circa il 70%); di origine suina (secondi in classifica con il 20% del mercato); di origine equina (un buon 5 %); bisogna anche soprattutto informarsi bene se il chirurgo ha dimestichezza con le procedure di ricostruzione ossea. Se ha casistica e che tecnica chirurgica utilizza.
La tecnica di ricostruzione ossea
La tecnica di ricostruzione ossea deve essere mini-invasiva (meglio evitare indaginosi e rischiosi prelievi ossei); sicura (senza rischi di rigetti o infezioni); predicibile (risultati validati) e con durata a lungo termine (molte procedure di ricostruzione ossea portano a risultati scarsi e di breve durata).
Per ovviare ai limiti delle attuali tecniche di ricostruzione ossea abbiamo messo a punto e perfezionato un protocollo ricostruttivo ideato, validato e pubblicato numerose volte sulle più importanti riviste del settore e conosciuto con il nome di “tecnica Marini”.
La tecnica Marini
La tecnica Marini permette di risolvere in modo indolore e sicuro i fallimenti implantari e rigenerativi. Non necessita di indaginosi prelievi ed assicura un post-operatorio privo di edemi, rigetti e dolore.
La tecnica non prevede utilizzo di osso animale o di cadavere ma si avvale di moderne tecnologie e dell’utilizzo di fosfato di calcio puro in forma granulare e porosa con caratteristiche identiche chimicamente, strutturalmente e fisicamente all’osso del paziente.
In circa 7-9 mesi dalla procedura di ricostruzione con la tecnica Marini il paziente avrà del nuovo tessuto osseo sano nella sede che sarà utilizzabile per l’inserimento di impianti e/o avrà il compito di mantenere gli elementi dentari presenti.
Infatti con la tecnica Marini non si mira solo a ricostruire il tessuto osseo sano del paziente ai fini implantari ma anche a trattare patologie gengivali e legamentose come la parodontite (volgarmente detta “piorrea”).
Un consiglio per i colleghi prima di reintervenire raccogliete tutte le informazioni del caso. Chiedete bene che biomateriali sono stati impiegati, come è andata la “guarigione” e che sintomi ci sono. Ma soprattutto fate sempre analizzare il tessuto che andrete a rimuovere.
Il consiglio per i pazienti è: informatevi sempre bene su che materiale verrà utilizzato per l’innesto, che esperienza e che casistica ha il collega nell’intervento a cui sarete sottoposti, quanto è grande il difetto osseo da ricostruire.